lunes, abril 16, 2018

L'incubo finale


Dunque, doveva capitare: l'incubo finale, quello decisivo, quello più scioccante...ed è capitato.

Ieri notte ho sognato di morire. Eravamo in tre: io, col cappotto nero classico che mi ha regalato anni fa la mia compagna di avventure; e due tizi loschi anch'essi vestiti di nero, che non conoscevo.

Si parla del più e del meno, qualcuno allude ad un mio tradimento, una storia di corna; qualcun'altro cita direttamente mia moglie, ma non riesco a seguire il filo del discorso. Siamo in una strada deserta, a New York, o in una città piena di grattacieli che le somiglia molto... Sento un brivido lungo la schiena e poi una sensazione di bruciato al collo: qualcuno mi ha sparato. Tre colpi (ecco, di nuovo il 3!). Secchi. Precisi. All'altezza della giugulare. Cado a terra tra gli schizzi di sangue. Zampilli. Una fontana. Un fiotto incessante. E la cosa più assurda è che, dopo un primo momento di sorpresa, dopo l'effetto della scottatura, non sento più nulla. Anzi, avverto quasi una sensazione di riposo e di calma, di benessere e di pace.

Infatti, pur essendo morto e steso a terra, nell'incubo, continuo ad essere cosciente. Sono diventato forse un fantasma. Mi aggiro per le strade vuote. Poi appare la mia famiglia. I miei fratelli. Mia madre. Urlo, ma nessuno mi sente. Poi mia nonna, che, nella vita reale, ha 95 anni ed è sorda. Ebbene, la chiamo e lei sì, mi sente. Mi vede, addirittura. Mi parla. Ma la sua voce mi arriva come da sott'acqua, è attutita, arriva troppo piano. E io urlo e lei parla, quasi a bassa voce, e io non riesco a leggere il labbiale.

La cosa più triste, quando si muore (almeno stando a quello che ho vissuto io sul piano onirico) non è tanto il buio, o il dolore fisico - quello, ripeto, dura pochissimo, passa in fretta - bensì quello animico, morale, di sapere di non riuscire più a farsi sentire da chi è rimasto in vita. I nostri cari, le persone più importanti per noi, una volta morti, sembrano ignorarci o sembrano non accorgersi della nostra presenza, della nostra disperata voglia di entrare in comunicazione con loro. È stato terribile. Voler interagire e vedersi nella strana e allucinante situazione in cui non ci si riesce, come se una membrana trasparente creasse il vuoto attorno a noi. Anche se la nonna è a pochissimi centimetri da me e dal mio corpo. Eppure, lei, sorda e mezza cieca, mi ha visto e ha provato pure a parlarmi, ma il suono della sua voce era troppo debole. Una malinconia. Una tristezza. Una nostalgia infinita.

Mi sveglio in preda al panico. Sudori freddi. Sensazione di vuoto. La camera è ancora la mia camera. Il cappotto nero elegante è ancora appeso alla stampella. E, per fortuna, non ci sono segni di sangue. Né di colpi di pistola.

È davvero strano, sognare la propria morte. E in questo modo, poi...a metà strada tra un film di Tarantino e Ghost...Ed è davvero strano accorgersi dell'incommensurabile abisso, dell'insalvabile distanza, dell'inesorabile differenza che c'è (e forse ci sarà) tra i vivi e i morti...

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