viernes, marzo 30, 2018

Viaggi temporali


Roma, 23 Marzo 2018:

Sono in Italia. Ti accorgi di essere tornato in Italia per il caos che regna sovrano a Fiumicino al momento del ritiro dei bagagli (anche se l'aeroporto - uno dei più grandi del mondo - è migliorato molto, più luci, più luminosità, più pulizia, etc.). E poi te ne accorgi perché l'odore del caffè espresso (quello vero, quello buono) viene dai bar a titillare il tuo olfatto quando meno te l'aspetti. E poi per il traffico, i romani hanno la guida irruenta, sembrano sempre tutti arrabbiati, ci abbaiano con le luci da dietro e mio fratello (che allo stress romano ci si è ormai rassegnato e abituato), intanto, mi parla del suo prossimo viaggio: vuole andare in Argentina, Buenos Aires, e poi, da lì, spostarsi in Patagonia, agli estremi del Globo, ai confini della Terra, prima del Polo Sud...

Ecco: anche poter chiacchierare con tuo fratello stressato senza telefoni in mezzo (senza i messaggi vocali del Whatsapp) ti aiuta a capire che sei finalmente in Italia.

Il ridente paesello sui monti abruzzesi in cui sono nato, 24 Marzo 2018:

Ed eccoci a casa, la casa dei genitori, la casa in cui (caspita!) sono nato. Il prato ben tagliato. La sdraio ora riposta, ma su cui, d'estate, ho divorato una quantità impressionante di libri sotto il sole cocente d'Agosto. I gatti che mia sorella chiama a raccolta con il suo tono festoso e festivo (e i gatti accorrono: mica sono stupidi, lo sanno che porta loro da mangiare, le fanno le fusa, i furbastri...). E poi il garage, in cui, oltre alla macchina, riposa la mia Bianchi, la mountain-bike con cui ho percorso migliaia e migliaia di chilometri (quanti? E chi lo sa! Tantissimi!).

A volte penso a come sarà tutto questo quando i miei non ci saranno più. Mi prende immediata una malinconia assurda. Non serve a niente pensarci. E non è affatto detto che io debba morire prima di loro, che vedrò la loro morte. Poi esco a fare due passi in montagna. Sia per sgranchirmi le gambe sia per non pensare alla Morte.

La notte ho gli incubi. E ti pareva. Si sente solo il rumore di un camion da lontano e il lamento di un gatto in calore. Saranno le 4 del mattino e fa freddo. Le coperte profumano di pulito. Si nota la firma di mia madre su ogni oggetto di questa stanza (l'ordine, la pulizia, il rispetto per le foto che ho appeso quand'ero adolescente: una foto in bianco e nero di Umberto Eco - da un'intervista per una famosa rivista spagnola - e Nanni Moretti all'epoca dei girotondi, con in mano un pezzo di carta - l'umiltà di uno che i discorsi se li scrive da solo e se li appunta su un foglio di quaderno- e Liv Tyler, la Musa ispiratrice, il mio ideale di donna dell'epoca, insieme ad un'altra modella che non so chi sia né come si chiami né se sia ancora viva...Somiglia alquanto a Liv Tyler, anche se sembra ancora più giovane, più eterea, una bellezza pallida con gli occhi che sembrano quasi cerchiati del nero che impone l'insonnia...una bellezza un po' "dark" che mi ha fatto letteralmente perdere la testa...e mi domando, di nuovo, chi sia e se sia ancora su questa Terra...).

Roma, Stazione Termini, 28 Marzo 2018:

Domani alle 4:45 parto di nuovo: il bus per Fiumicino parte da Via Marsala nº 5. Anticipo l'insonnia che m'impedirà di chiudere occhio. Girovago nei negozi nuovi di zecca della Stazione Termini (anch'essa migliorata, con tutti i lavori che hanno fatto in passato per ripulirla, oliarla, rimetterla in sesto e darle un'aspetto quanto meno decoroso). La scritta gigantesca porta i colori del tricolore. Dal versante di Via Giolitti s'illumina anche, verde, rosso e bianco. Incredibile. Mi porto verso Piazza della Repubblica, visito la Feltrinelli (che è stata la mia seconda casa molti pomeriggi in cui non avevo di meglio da fare che contemplare libri), e poi Via Nazionale, la ex-Mel Book Store, che oggi si chiama IBS o Il Libraccio, o qualcosa del genere: compro l'ultimo libro di Antonio Moresco, "usato ma mai letto", al 40% di sconto; s'intitola L'adorazione e la lotta e so già che mi piacerà ("Che cos'è la letteratura? Che cosa sono le stelle? Che cos'è successo miliardi di anni fa? Che cosa sta succedendo adesso?"; mi domando quante altre "letterature" hanno scrittori della taglia di Antonio Moresco o scrittori che, più semplicemente, si pongano di simili domande). Poi scendo verso Piazza Venezia (la macchina da scrivere di mussoliniana memoria), con la statua del Re a cavallo e la fiamma eterna sempre accesa e scortata da due militari; poi i Fori Imperiali, su su fino al Colosseo (e mi risulta impossibile non scattargli 7 o 8 foto, sempre imponente, sempre incredibilmente al suo posto con tutta la sua bellezza e la forza di secoli) e poi il Colle Oppio dove intere scolaresche fanno lo spuntino stese sui prati, le coppiette si baciano sotto le palme (non ricordavo così tante palme a Roma) e i turisti sorseggiano l'acqua fresca che esce sempre così spontanea e generosa dai "nasoni" romani...

Fiumicino, 29 Marzo 2018: 

Sono le 6:00 del mattino; ho fatto colazione alle 3:50. Ora faccio la seconda colazione. Mi sposto al rallentatore fino al distributore dei caffè. La marca è "Illy", il caffè è ottimo; le persone che aspettano il loro volo dormicchiano rannicchiate o in posizioni scomodissime sulle sedie di metallo dell'aeroporto. In edicola ancora non è arrivato il malloppo dei giornali del giorno. Farnetico qualcosa su Dylan Dog, la giornalaia non capisce. Forse le ho parlato in inglese. Forse in spagnolo. Ho la lingua floscia. L'alito pesante. Mi butto per terra. Nei pressi del bagno delle donne. Ne fuoriesce una donna che assomiglia straordinariamente alla modella che assogmilia a Liv Tyler e la cui foto campeggia ancora nella mia cameretta del mio paesino abruzzese d'origine. Forse è lei. Fra poco meno di 4 ore sarò di nuovo in Spagna. Nel Sud del Sud della Penisola Iberica. E mi scorderò di lei. Per questo ne scrivo. Per non dimenticarti (anche se tu hai i capelli più rossi di quella modella sconosciuta che ho in foto in camera).


Spagna del Sud, 30 Marzo 2018:

Domani parto per Madrid. Non vedo l'ora di passare 24 ore nella capitale del Regno. Perché dopodomani vedrò la mia compagna d'avventure all'aeroporto e ce ne andremo insieme in Francia, nel Nord (Rennes, dopo esser passati da Parigi). Si sentono solo gli uccellini che cantano dagli alberi di fronte casa. La casa stessa è più silenziosa se non c'è lei. La compagna di avventure. Quante! Quante ne abbiamo vissute insieme!

Leggo il capitolo di Moresco su Beckett: "Il manierista del nulla". Sono quasi 30 pagine di scrittura che fa venire i brividi. L'autore prova a scrivere di Beckett. Prova a farci capire perché lo ama. E anche perché diavolo lo odia, a tratti. Perché ci sono brani che lo esaltano. E perché altri che lo fanno arrabbiare. È un corpo a corpo che non lascia indifferenti. Lo leggo tutto d'un fiato, col cuore in gola, emozionato, con il desiderio di vedere dove vuole andare a parare questo scrittore così esagitato, così esagerato, così messianicamente apocalittico, a volte, ed entusiasticamente poetico e speranzoso, altre volte... Ho fatto bene ad aver comprato questo libro, penso. E chissà come sarà leggere Moresco stando nel Nord della Francia...Viaggi temporali. Viaggi spaziali che poi diventano (una volta vissuti) sempre temporali. Viaggia spazio-temporali finché c'è fiato in gola e sangue nelle vene pompato al giusto ritmo. Senza mai fermarci.


martes, marzo 20, 2018

Incubi a Teruel


Scrivo (come spesso succede, ultimamente) per non dimenticare (e scrivo ora, che sono le 19:27 di questo martedì 20 di Marzo e la casa è vuota e mi sento solo e, perciò, ben disposto verso la scrittura).

Scrivo per non dimenticare gli incubi che ho avuto durante una mini-vacanza con la mia compagna d'avventure a Teruel, nel regno di Aragón, nel Nord della Spagna...una piccola fuga romantica, una specie di luna di miele in miniatura, per ricordarci di quanta fortuna abbiamo avuto ad incontrarci.

Scrivo perché a volte non ne posso proprio fare a meno (anche se temo e tremo all'idea che questo "diario di bordo" virtuale lo hanno letto 167 persone solo ieri - e molti leggono dal Canada e dagli USA, non ci sono più solo i lettori russi...che poi chissà perché tanti dalla Russia, proprio non riesco a capirlo!).

Scrivo, dunque, di incubi, in particolare di due bruttissimi sogni che mi hanno angosciato e fatto svegliare quasi di soprassalto...

Incubo nº 1:

Siamo in alta montagna, in un posto esclusivo e pieno di bella gente (tipo Cortina d'Ampezzo): un ragazzo scia con lo snowboard, fa delle acrobazie davvero micidiali, ed io ad ogni curva, ad ogni ostacolo, penso: "ora si ammazza, ora si schianta contro un albero, ora muore!". E invece no, il ragazzo continua a fare la sua folle dimostrazione di acrobazia volante, ci salta sopra le teste, ci sorride da lontano, poi, all'improvviso, sparisce da un dirupo e la ragazza (forse la sua fidanzata) si gira di scatto e mi fa: "È caduto!", con un'espressione di dolore e di stupore che non so rendere a parole...mi sento svenire, vorrei sporgermi ma l'abisso è troppo profondo per me, gli alberi innevati sembrano finti da quanto sono minuscoli, non si avvista il cadavere, ma, ripeto, siamo tutti convinti che per il ragazzo con lo snowboard non c'è più nulla da fare e la ragazza (la fidanzata) scoppia a piangere e io non so proprio cosa fare e come fare a consolarla...

Incubo nº 2:

Siamo a Fiumicino (o a Ciampino) e tra poco s'imbarca. La mia compagna d'avventure è stesa su un letto (sì, un letto, matrimoniale, con le lenzuola tutte sparpagliate alla rinfusa) e mi chiede gentilmente di prendere il biglietto che abbiamo appena stampato. Io poggio lo zaino per terra e lo apro e solo allora mi rendo conto che quello non è il mio zaino ma la sua (di lei) valigia: è piena di fon, di gingilli, di regali, di trucchi e attrezzi per il trucco, di foulard e cianfrusaglie varie, di libri e di quaderni pieni zeppi di appunti che non riesco a decifrare, e comincio ad annaspare nel buio, il tempo passa, l'orologio segnala implacabile i minuti e le ore e io mi rendo conto che non ci vedo, o meglio: che non vedo bene, gli occhiali sono come appannati, allora la mia compagna d'avventure torna a farmi la stessa domanda: "Vuoi prendere i biglietti per l'imbarco, per favore?" e io le rispondo di sì, certo, ma che si dia una calmata, devono essere lì dentro, ma la valigia è un caos e io mi avvicino i libri e i quaderni pieni d'appunti agli occhiali, la vista è sempre più annebbiata, sto diventando cieco e l'aereo su cui devo salire sta per partire, la mia compagna d'avventure è sempre più arrabbiata, ma non si alza dal letto, la fila è lunghissima, la gente è nervosa e a me viene da piangere perché sto perdendo la vista e nessuno viene a darmi una mano...

Ecco: ora, se Freud (o qualche psicologo freudiano) fosse in ascolto, io gli chiederei, tranquillamente, serenamente: ma che cazzo vogliono dire questi incubi? Perché? Come? Quando? E perché proprio io? Proprio a me? Perché tante situazioni angoscianti? Perché la morte? E se quel ragazzo che scivola e svicola gli ostacoli a tutta velocità fossi io? Se il morto in questione fossi proprio io? E perché la cecità? (certo è che non potrebbe capitarmi tragedia peggiore: perdere la vista, che orrore!).

Agli ardui il poster sentenzioso...

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...