miércoles, octubre 25, 2017

Monolinguismo e Multilinguismo




25/10/2017

Carrollton: nel solito laboratorio linguistico del Dipartimento di “Foreign Languages” della “West Georgia University”. Oggi abbiamo battuto ogni record: abbiamo pranzato (a base di sandwich tipico americano) alle ore 11:00; una vera e propria follia! Ci ha invitato a pranzo il Direttore del Dipartimento. Ed e’ stata una bella sorpresa scoprire che parla un italiano perfetto, con leggero accento marchigiano. Scopro che sua moglie e’ italiana, di fatti, di Fabriano; incredibile l’effetto della globalizzazione e della “fuga dei cervelli”! Dopo vari concorsi da ricercatrice in cui e’ stata sempre sorpassata dal candidato locale, questa donna di cui so solo il nome, per ora, Anna, decide di fare il salto in America e diventa associato in un’altra Universita’ in Virginia (prima di riuscire a riavvicinarsi a suo marito in Atlanta). Ora insegna Lingua Italiana agli americani e, quando puo’, porta avanti la sua ricerca su un dopppio binario interessantissimo: Boccaccio, sul fronte medievale, e Pasolini, su quello della letteratura moderna e contemporanea.”Bellissima accoppiata!”, esclamo ad alta voce, e il Direttore se la ride. Ne conviene. Ha provato (lui che e’ americano e l’italiano lo ha imparato dalla moglie) a leggere il Decameron, ma non ci riesce; gli chiedo allora se ha letto Pasolini e mi dice di si’, anche se lo preferisce nei panni del regista, più che in quelli del romanziere (ma gli suggerisco di leggere "Le ceneri di Gramsci"...e prende nota su una Moleskine).

Mentre finiamo di mangiare i nostri panini imbottiti all’inverosimile (ed e’ quasi impossibile che dal panino non sguscino via pezzi d’insalata, pomodori e olive nere immerse in maionese spessa e d’un giallo impossibile da trovare in Italia), iniziamo a parlare di Salo’ o le 120 giornate di Sodoma, l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini, forse anche quello piu’ controverso e complesso e sicuramente quello più difficile da vedere, anche quando lo spettatore dovesse essere uno scaltro e con lo stomaco forte… 

E finiamo col disquisire delle differenze culturali tra Europa e Stati Uniti in merito al modo di rappresentare il sesso al cinema, del puritanismo totale degli americani e della nonchalance degli spagnoli, di come un nudo in un film spagnolo sia quasi un topos e di come in Italia, ultimamente, i registi sono anche piu’ sciolti e disinvolti e di come, invece, gli Studios praticamente probiscono d’inquadrare da vicino gli organi sessuali (tanto maschili quanto femminili).

L’America e’ un paese affascinante, in questo senso, e lui, in quanto Direttore di un Dipartimento di Lingue Straniere, ci tiene a dirmelo, vuole trasmettermi tutta la sua voglia di combattere contro il Sistema: qui negli USA insegnare ai ragazzi a parlare altre lingue, metterli, quindi, in contatto con la cultura di altri paesi, non e’ affatto facile ne’ scontato. L’anglocentrismo e’ fortissimo e chi studia francese, spagnolo, italiano e’ uno studente che sa gia’ che non avra’ vita facile se un giorno vorra’ provare a lavorare con la propria laurea.

Non avevo mai considerato la questione da questo punto di vista: in Europa, perfino oggi che il Regno Unito e’ uscito dall’Unione, ci ammazziamo per poter avere un B2 in Inglese, e tendiamo a soffrire d’una sorta di complesso d’inferiorita’ nei confronti della lingua inglese e, invece, negli USA, c’e’ chi deve lottare e sudare per portare avanti una filosofia di vita multilinguistica (anche quando il multilinguismo e’, effettivamente, una realta’ quotidiana, come nelle zone di frontiera, dove si arriva a parlare lo ‘spanglish’, o come nei casi dei tanti studenti che, in famiglia, parlano una lingua diversa da quella ufficiale…e pensiamo soprattutto a cio’ che succede nelle famiglie latine, o di ispanoamericani, o ai figli di genitori di Puerto Rico o del Costa Rica, dove l’inglese e’, ovviamente, quasi una lingua ufficiale e necessaria per la sopravvivenza di entrambi i paesi nei confronti degli USA).

Poi ci accingiamo ad entrare a lezione del college di Lingua Spagnola e il Direttore ci deve abbandonare perche’ deve risolvere le solite beghe legate alla burocrazia (anche qui molto invadente, proprio come in Europa). Prima, pero’, ci porta nel suo studio e ci regala due magliette, due t-shirt nere con una scritta maiuscola in bianco: “Monolingualism can be cured”, recita lo slogan, e ridiamo tutti. Gli promettiamo di portarla a lezione appena torneremo in Spagna. Dove uno slogan del genere, per tutto il casino che sta succedendo in Catalogna, assume di certo un valore politico di un certo impatto. E comunque e’ proprio cosi’, e’ verissimo: il monolinguismo si puo’ curare, e fa sempre bene essere multilingue, e’ sempre un toccasana “trasportare” il proprio cervello (anche solo per brevi periodi di tempo) in una lingua diversa da quella d’origine…

lunes, octubre 23, 2017

U.S.A.: Atlanta, Georgia


Scrivo al volo, dal laboratorio linguistico della Facolta' di Lingue della "West Georgia University", a Carrollton, a un'ora circa da Atlanta, nello stato della Georgia (U.S.A.).

Sono le ore 13:30 locali (ovvero, le 19:30 in Spagna, o in Italia). Sono qui per una sorta d'intercambio tra professori di Lingua d'Europa e d'America: io e la mia compagna d'avventure siamo appena usciti da una lezione di Letteratura Spagnola a ragazzi americani, ispanoamericani e afroamericani. 

Uno si siede qui, accanto a studenti bianchi, neri, mulatti e si domanda: ma come si puo' essere razzisti negli Stati Uniti? Come? E la prima domanda che facciamo ai nostri colleghi e': ma chi l'ha votato Trump?

Basta porre la domanda e subito la faccia dei colleghi si rabbuia: diventano tristi, non sanno dare una risposta logica, qualcuno si strappa i capelli, qualcun'altro fa notare che molti votanti di Trump vengono da qui, dalla Georgia, dal Sud del paese, sempre piu' conservatore e tradizionalista del Nord...

Abbiamo gia' pranzato (alle 12:00) e stasera ceneremo tutti insieme in un ristorante messicano alle 18:00 in punto; il 'jet-lag' ci sta ammazzando, poco a poco; ci prende l'abbiocco quando dovremmo essere iper-svegli; ci viene fame quando dovremmo dormire; si fa lezione, quando noi, in Spagna o in Italia, stiamo gia' dormendo. E' tutto un grandissimo e bellissimo caos d'orari e di lingue e di stress mentale, ma sento, anzi, so benissimo, che questa sara' una settimana stupenda, di esperienze nuove e stimolanti, di interscambio reale e profondo d'idee di emozioni...

domingo, octubre 15, 2017

INCUBI (SEMPRE)



Questi tre incubi (o diciamo pure: “sogni strambi”) devo appuntarmeli per non dimenticare (è un periodo di forte stress psicofisico: tra le lezioni, i convegni, i congressi, le recensioni, le interviste, etc. etc., non riesco più a riposare bene e il fine settimana è l'unico momento in cui riesco a dormire più di 5 ore filate e, dunque, credo proprio che a causa della maggiore quantità di ore di sonno raggiunte il mio cervello riesce ad entrare nella famosa fase REM e a generare sogni che poi, stranamente, riesco anche a ricordare, ma da qui a un mese? Ecco, meglio scriverli, metterli nero su bianco).

1 – Nel primo incubo, un vero incubo, mi ritrovo in mezzo a una strada in salita. Sono alla guida della AX Citroen verde militare che mia madre era solita prestarmi quando avevo tra i 24 e i 26 anni. La macchina arranca, è una salita davvero erta e, tra l'altro, è piena di curve strette. All'orizzonte, all'improvviso, appare un contadino con un Ape, di queste con 3 ruote e il rimorchietto. Ha la faccia arrabbiata, non frena, provo ad accostarmi più che posso al guard-rail; il contadino mi sfiora lo specchietto retrovisore e scappa via. Ho un appuntamento importante: lo so, lo sento, lo ricordo. Devo scappare anch'io, ma all'Università, dove dovrò vigilare un esame della mia materia agli alunni del terzo anno. Dopo l'ennesima curva stretta, in prima (non riesco ad andare a più di 20 km/h), ecco che m'imbatto nell'atrio enorme dell'Università e in un gruppo di studenti. Li guardo, li riconosco, sono proprio loro, i miei studenti del terzo anno, e sono tutti attorno a una bara, con il volto contrito. Mi avvicino e, come per istinto, di scatto, sollevo il coperchio e dentro la bara ci sono io, il mio “io” cadavere.

2 – Due studentesse, una castana dai capelli ricci ricci, una bionda dai capelli lisci lisci, mi si avvicinano e mi chiedono se ho da accendere. Nella realtà, sono un fumatore occasionale. Nel sogno, fumo Marlboro Lights, e offro subito loro il mio accendino. Ridono. Ridacchiano. Iniziano a sedurmi. Sono in parte lusingato e in parte preoccupato. E se fosse studentesse che ancora devono fare il mio esame? Se le ho già bocciate? Se poi mi ricattano e il gioco seduttivo è solo una trappola per incastrarmi? Alla fine, cedo, la bionda mi slaccia la cintura, mi abbassa prontamente i pantaloni e inizia a praticarmi una fellatio. Non è brava, non ci sa fare, le chiedo quanti anni ha e lei mi risponde: “17 appena compiuti”. Solo ora mi accorgo che assomiglia in un modo impressionante all'attrice di American Beauty, il film di Sam Mendes che andai a vedere al cinema insieme alla mia ex di allora (correva l'anno 1999). L'attrice, nella realtà, si chiama Mena Suvari, nel mio sogno resta nell'anonimato, ma, nel giro di pochi secondi, diventa così brava da trasformarsi in un'esperta attrice porno alla Cicciolina (o alla Moana Pozzi), ed è strano, anzi, è stranissimo che nel giro di un così ristretto arco temporale questa minorenne abbia appreso alla perfezione l'arte della fellatio... L'amica, invece, è improvvisamente scomparsa dall'orizzonte.

3 – Sogno la trama di Patria, il romanzo di Fernando Aramburu uscito in Spagna nel 2016 e subito divenuto un best-seller internazionale. Conosco ogni dettaglio, anche i nomi dei protagonisti; anzi, nel corso del sogno, sogno anche la trama di tutte le puntate della serie basata su Patria (mi sembra d'intuire diversi punti di contatto tra questa serie e il nostro Gomorra, basata sul romanzo di Saviano). Ora, il punto è che – da quel che so – non esiste alcuna serie basata su Patria e, soprattutto, cosa ancora più allucinante e stramba, è che io non ho mai letto Patria. So solo che è un romanzone (di circa 600 pagine) che parla del terrorismo dell'ETA nei Paesi Baschi. Solo questo, ma, per il resto, nel sogno m'invento tutto, mescolando trame di libri che, molto probabilmente, non hanno nulla a che vedere con questo di Aramburu. E tutto questo ragionamento lo faccio all'interno del sogno (o incubo) e quando finalmente mi risveglio afferro carta e penna e scrivo questa frase: “Comprare subito Patria”.

Ebbene, cosa dedurre da questi 3 incubi? O sogni strambi? Cosa pensare? Chi mi potrebbe offrire un'interpretazione psicanalitica dei 3 sogni?

Una cosa è certa (o forse 3):

a) nel primo sogno rivivo la stessa (quasi identica) scena iniziale de Il posto delle fragole di Ingmar Bergman (capolavoro del regista svedese del 1957 cui dedicai – ad oggi – il mio primo ed unico articolo tutto basato sull'analisi di un film); in quel caso, è il protagonista a vedersi immerso in una realtà surreale fatta di architetture impossibili, di orologi che si liquefanno, di ombre minacciose e, soprattutto, del corteo funebre in cui appare la tomba che trasporta il suo cadavere trainato da 2 cavalli (o i cavalli erano 4?). Comunque sia, a quanto pare io costruisco sogni a partire (anche) da frammenti o scene di film visti (anche) molto tempo fa... La mia mente frulla pezzi di cinema e ci gioca e ci gira intorno (l'unica amica a cui ho raccontato questo incubo mi ha detto che mi sono allungato la vita: che sognare la propria morte, in realtà, porta bene);

b) in quanto al secondo sogno e alla seduzione da parte di due adolescenti ancora non maggiorenni: mi pare evidente che ho un problema con il sesso; la mia mente non può fare a meno di pensare al sesso, nemmeno quando si suppone che stia riposando e ossigenando. Ogni riferimento a Cicciolina o Moana Pozzi NON è puramente casuale...(e il tema "sesso orale" forse è davvero una mia ossessione...e poveretta la mia "compagna d'avventure" del momento cui non piaccia...per me sarebbe una vita d'incubo farne a meno, intendo dire: praticarlo e riceverlo)...

c) in quanto al terzo incubo: è uno dei più assurdi perché mi permette di credere di conoscere al dettaglio una trama di un libro mai letto; e qui entriamo di pieno nell'ambito della “metaletteratura”; ovvero, la mia mente – a quanto pare – assume nei confronti della letteratura lo stesso atteggiamento bizzarro e strafottente che ha nei confronti del cinema: mi permette di sostituirmi alla voce dell'autore; d'inventare un narratore che non esiste; di sovrapporre trame “in potentia” in cui i terroristi dell'ETA vengono associati in modo diretto con quelli della nostra Mafia (o Camorra)...


In sintesi: non è che sia messo proprio bene, ultimamente...

jueves, octubre 05, 2017

La prima intervista




Il 2 Ottobre del 2017. Ecco: è questa la data della mia prima intervista; mai fatto prima, e ora mi tocca intervistare addirittura uno scrittore che ammiro, che apprezzo per quello che scrive e per come lo scrive, per i temi che affronta (con un certo coraggio, bisogna dirlo).

La sala della Facoltà di Lettere dell'Università in cui si organizza l'incontro è stracolma: ci sono alunni del terzo anno; alcune donne anziane di un "Club de Lectura"; alcuni professori di Teoria della Letteratura e Letterature Comparate; un paio di colleghi dell'Università in cui lavoro che si sono presi la briga di venirmi a vedere e a darmi il loro appoggio morale.

Mi presentano l'intervistato: "Piacere", "No, il piacere è mio". E ci sorridiamo. Ci stringiamo le mani. Con rispetto e una certa distanza. Poi ci fanno accomodare: "Sinistra o destra?", "Per me è uguale". Inizio a fargli i complimenti per i romanzi e i racconti che più mi sono piaciuti. Lui mi ringrazia, intimidito. Si nota che non se l'aspettava (forse ha più paura lui di me...). Poi una delle professoresse che ha organizzato il tutto ci presenta. Qualche studente comincia a prendere appunti sin da ora. Chissà quanti storpieranno il mio cognome. Poi si parte. Ringrazio tutti per essere venuti; premetto che non ho mai intervistato uno scrittore vivo. Lui sorride e afferra il microfono: "Se vuole posso rimediare". E ridiamo tutti. Con spontaneità e sincerità. Poi inizio a parlare dei suoi libri, del perché - secondo me - meritano di essere letti. E leggo anche un brano, sulla paura di volare. Ridono di nuovo tutti. Faccio notare che, oltre all'età, questo è un altro dei punti in comune che abbiamo io (l'intervistatore) e lui (l'intervistato). E l'ansia scompare, ci sciogliamo, iniziamo a parlare dei suoi romanzi, dei suoi racconti, ma anche dei romanzi e dei racconti degli altri, di Paul Auster, di Enrique Vila-Matas, di chi sarà il prossimo Premio Nobel, di arte e di letteratura, dei rapporti sempre complicati tra parola e immagine, di ekfrasis, di metaletteratura, di Walter Benjamin e di Jacques Lacan, della teoria dello specchio, dell'ombra e dell'impossibilità congenita di non poter guardare il mondo dal punto di vista dell'altro, dell'impossibilità cronica di non poter assumere il punto di vista di un altro, nemmeno durante un rapporto sessuale, anzi, l'amore e Eros impediscono, di fatto, una visione nitida, di che cosa resta sulla superficie dello specchio una volta che smettiamo di specchiarci, di poesia e di musica, di poemi in prosa e di prosa poetica, di estetica e di Kant, di Ludwig Wittgenstein e della sua teoria dei "giochi linguistici", e alla fine si crea un clima tale di fiducia e diverimento e confidenza che sia io che lui capiamo che potremmo stare ore ed ore a parlare di questi argomenti, per tutto il pomeriggio, fino a notte fonda... E il pubblico apprezza, quando smettiamo, perché l'organizzatrice dell'evento c'interrompe, non ce ne siamo accorti ma sono passate quasi 2 ore, e il pubblico applaude, un applauso fragoroso, spontaneo, incredibile, e una signora prende il microfono e ci ringrazia e ci dice che abbiamo formato un duetto eccezionale e gli altri continuano ad applaudire...

Ecco: sono queste le cose che danno davvero un senso a questo lavoro, per me. Lo scambio reale delle idee; la voglia di condividere il pensiero e che sia un pensiero critico; il desiderio di ascoltare e quello di imparare dall'altro; la voglia di crescere un pochettino di più in quanto persone umane dotate d'intelletto ("fatti non foste a viver come bruti...", come suonano attuali, oggi, i versi di Dante...).

Io e lo scrittore lo sappiamo già, ormai: abbiamo appena conquistato un nuovo amico, qualcuno con cui parlare di libri e di letteratura, di arte e di cultura ad infinitum...

Queste sì, sono le soddisfazioni della vita, penso, mentre Glenn Gould suona come Dio le sue Variazioni Goldberg.

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...