GOMORRA
Uno degli effetti immediati che produce la lettura di Gomorra (Milano, Mondadori, 2006) riguarda
il modo in cui il libro cambia il nostro punto di vista sulla realtà esterna;
se prima della lettura, ci sentivamo “innocenti”, a lettura terminata siamo
diventati (quasi inconsapevolmente, quasi in modo ineluttabile) “complici” dell’autore,
co-autori del reportage di Roberto Saviano.
A partire da questo momento, non potremo più ignorare certi fatti (certi nomi e
cognomi), certi meccanismi di potere, certe storpiature interne al Sistema (e
con questo termine non mi riferisco solo e soltanto alla Camorra – che è il
senso che Saviano dà a questa parola – ma anche allo Stato – e non soltanto
quello italiano, che è anche quello che subisce più da vicino e quotidianamente
le storpiature e le manipolazioni della Camorra – il Sistema all’interno del
Sistema –, ma anche quelli esteri, tutti gli Stati che compongono il panorama geopolitico
attuale, dalla Cina all’Uganda, passando per l’Australia e la Norvegia).
Roberto Saviano riesce a trasmetterci l’odore del sangue
delle vittime delle faide camorriste; il senso della filosofia capitalista
brutale che si trova alla base della fame di denaro e di potere dei clan; il
senso d’impotenza e la rabbia profonda di chi sente il bisogno di dare una
testimonianza diretta, netta e chiara dei fatti.
La parola (letteraria o giornalistica: i dubbi sono leciti,
a tratti il libro lascia incerti circa l’uso di uno stile che pare
continuamente a metà tra Letteratura e Giornalismo) come arma che può cambiare
le cose. Ecco, anche solo per questo aspetto, Gomorra merita il plauso che ha ottenuto dal 2006 fino ad oggi (un
plauso paradossale, perché – come tutti sanno – proprio a causa del successo
del libro Saviano è stato fatto oggetto di minaccia di morte da parte di quegli
stessi boss di cui racconta le imprese criminali).
E se dovessi scegliere il capitolo più riuscito perché più
sconvolgente, sceglerei l’ultimo, intitolato “Terra dei fuochi”: qui Saviano ci
racconta come funziona lo smaltimento illegale dei riufiti tossici e ci offre
un quadro apocalittico della società attuale. Il mondo come enorme container di
spazzatura; l’essere umano come assurdo pupazzo che paga per eliminare ciò che
non è più utilizzabile (gli scarti che inquinano) e che, pagando, si scava la
tomba con le proprie mani… Come se fossimo precipitati all’interno di un
circolo vizioso in cui l’aria è irrespirabile e in cui la speranza di vita si riduce
ogni giorno di più.
Tremendo e atroce atto d’accusa verso un Sistema che non vuole
aprire gli occhi e che, così facendo, permette all’altro Sistema di crescere e
prosperare sulle spalle degli ignari (a volte, anche innocenti) cittadini…