sábado, septiembre 19, 2015

Ritrovamenti casuali



Dunque, prima di raccontarvi degli incubi, vi racconto di uno dei più strambi e formidabili ritrovamenti casuali della mia splendida estate 2015 (un'estate che ho già definito "una delle più belle della mia vita", e il fatto che l'abbia trascorsa tra la Sardegna e la Sicilia può aiutarvi a capire perché io mi ostini a definirla tale...): ero intento a rimettere in ordine i miei vecchi appunti dell'Università, a fare pulizia, come si suol dire, a risistemare un pochino quel macello, quando, all'improvviso, da una scatola di cartone del latte, spuntano fuori una serie di quadernetti a righe - tipo per la quinta superiore - in cui, ventenne, avevo scritto - o scarabocchiato - a penna un romanzo in progress... Titolo del romanzo: "Giallo." (col punto, come omaggio a "Nero.", col punto, opera grottesca e folle del mio ammirato Tiziano Sclavi, l'inventore di Dylan Dog); numero finale dei capitoli: 7 (come i 7 peccati capitali, come i 7 giorni della settimana, come le 7 virtù teologali, insomma, per farla breve, un numero di capitoli che mi permettesse di scrivere la stessa storia - con variazioni - ma con 7 diversi stili narrativi, omaggio evidente all'Ulisse di Joyce); numero reale dei capitoli scritti: 2 (e se provo a fare mente locale, ormai non riesco proprio più a ricordare perché mi fossi fermato proprio là); numero medio delle pagine dei primi 2 capitoli: 45 ognuno (per un totale attuale, quindi, di 90 paginette scritte su due quardernetti)...

Non sto qui a dirvi di cosa parla il romanzo (o presunto tale); di certo, leggendo le 90 pagine, sono riuscito a rendermi conto di quanto fossi un "giovane di belle speranze", di quanto mi piacesse scrivere (con la BIC nera) e di quanto fossi incazzato col mondo... Prima usavo molto meglio l'arma della satira, dell'ironia, dell'auto-ironia e dello humor nero... Ero davvero uno arrabbiato col mondo e con il resto delle persone che mi stavano accanto. Ero davvero un ventenne "leopardiano", uno che ci credeva davvero al "pessimismo cosmico" di cui faceva sfoggio sia nei suoi colloqui con i propri amici e coetanei, sia nelle sue prove letterarie abbozzate e subito dopo abortite...

Un estratto dal cap. 2: questo frammento s'ispira, evidenemente, al mese che trascorsi a leggere i due capolavori di Ariosto e Tasso prima di affrontare il mio primo esame di Letteratura italiana all'Università... Ora so che a quell'esame presi 30 e lode; mentre scrivevo questo brano, tremavo, invece, all'idea di non farcela. Ora che son passati 20 anni (quasi) da quell'esperienza e da quell'atto di scrittura, posso dire serenamente che: a Tasso preferisco di gran lunga Ariosto; e che l'Orlando Furioso è davvero un'opera moderna, e piena di ironia, e non mi sorprende il fatto che Miguel de Cervantes l'adorasse così tanto (e la leggesse in lingua originale) e adorasse anche l'Ariosto come modello da imitare... "Forse altri narrerà con miglior plettro..." (buona lettura, due o tre lettrici fedeli che ancora mi sopportate!)...


Esame di Letteratura Italiana: Ariosto e Tasso

“Che esami devi fare? Letteratura italiana. E su chi è? Su Tasso e Ariosto. Hai studiato? Sì, abbastanza, anche se controvoglia. Perché? Perché, perché sto passando un periodo in cui mi va più di leggere che di studiare, ecco perché. Hai letto la Gerusalemme liberata? Sì, certo. Potresti riassumermela in poche parole? Sì, certo: alcuni crociati cristiani combattono contro alcuni musulmani per riconquistare il Santo Sepolcro (che, per la cronaca, si trova nella Città Santa, e cioè, Gerusalemme). Succede che, a un certo punto, il Diavolo s’incazza e aiuta i musulmani con mille sotterfugi e malefici, tanto da far desistere Rinaldo (il capo dei cristiani) e i suoi. Senonché, Dio sgama le malefatte del Diavolo, s’incazza pure Lui, ovvero, scatena anche Lui la Sua Ira e conferisce poteri eccezionali al comandante dell’esercito crociato e a Rinaldo, l’eroe del gruppo. Dopo una battaglia cruenta e mille peripezie, viene riconquistato il Santo Sepolcro e i Mori sono sconfitti. Quali sono le tue personali critiche, considerazioni o analisi da fare sull’opera e sull’autore? Va notato che in tutto il poema, Tasso sottolinea il contrasto bene-male, cristiani-musulmani, sfruttando oltre alle figure retoriche tipiche del caso, come l’ossimoro, anche il contrasto spaziale (Gerusalemme è il luogo della Salvezza, della Pace spirituale, mentre il bosco attorno a Gerusalemme è il luogo “dantesco” della perdizione, del peccato) e il contrasto cromatico (il buio, l’oscurità, il tramonto indicano sempre sventura, cattiva sorte, disfatta nel campo di battaglia, mentre la luce, la luminosità, l’alba, detta anche Aurora, indicano quasi sempre fortuna, buon esito nella battaglia, insomma, vittoria).

Oltre a ciò va notato che:
1 – Tasso è un cristiano dubbioso;
2 – Tasso fu accusato di eterodossia e per questo stava per diventare completamente pazzo;
3 – Tasso era un complessato: prima di redigere completamente l’opera, la sottomise all’analisi critica di: preti suoi amici; preti suoi nemici; politici influenti; esorcisti; poeti di corte; letterati; cultori del verso e della retorica; maestri delle arti esoteriche; il suo veterinario; il suo psicanalista; sua sorella; analfabeti di strada; soldati crociati in pensione; amici di stanza nel manicomio di Santa Chiara; Santa Chiara (ma non gli rispose mai); vari ed eventuali che gli venivano in mente ogni volta che credeva si dovesse censurare una parte della sua opera;
4 – Tasso è un perfezionista: ricerca il bello, il puro, il lussuoso e il lussureggiante, l’aulico, il perfetto, il magnifico, il munifico, il meraviglioso e il sublime, attraverso una lingua molto articolata e molto organizzata tanto dal punto di vista della forma (si veda l’attenzione che egli dà alla metrica e al suono prodotto dal concatenamento dei vari versi), quanto dal punto di vista del contenuto (si veda l’opzione “equo” per “cavallo”, o “parvo” per “piccolo”, o “miserrimo” per “senza una lira in saccoccia”);
5 – Tasso se la credeva un giorno sì e l’altro no, a seconda del suo umore.

Ma passiamo ad altro: hai letto l’Orlando Furioso? Sì, certo, e con gran piacere. Potresti riassumermelo in poche parole? Sì, certo: Orlando è un soldato dell’esercito cristiano, uno dei più forti, e combatte al servizio dell’Imperatore Carlo Magnum. Senonché, durante la Crociata, sogna che la sua fidanzata, ovvero morosa, Angelica, lo tradisce con un altro. Orlando diventa pazzo di gelosia, finisce per combattere al fianco dei musulmani, gli altri colleghi ovviamente s’incazzano e tentano di farlo rinsavire. Allora Astolfo, che è il più pazzo dell’esercito di Carlo, vola sulla Luna e gli riprende la Ragione. Rinaldo, che è un altro suo collega, gli ficca per il naso la Ragione e Orlando torna come nuovo (un vero cristiano). Nel frattempo, però, Angelica si sposa con un pastore di nome Medoro e non avrà più i tanti spasimanti che durante la Crociata si scannavano pur di ricevere in dono un bacio da lei, per il semplice motivo che diventerà proba e tutta casa e chiesa. Quali sono le tue personali critiche, considerazioni o analisi da fare sull’opera e sull’autore?
Va notato che in tutto il poema Ariosto non fa altro che incasinare nel modo più assurdo possibile le storie relative ad Orlando e agli altri personaggi principali, sfruttando quella tecnica che cinematograficamente è definita “montaggio alternato” e che, letterariamente, è definita “tecnica dell’incastro”.
E c’è un episodio, in particolare, che ti ha colpito tra i tanti narrati dall’autore?
Sì, certo: quello in cui Orlando, completamente fuso e fuori di testa, stende con un pugno un cavallo pesante 10 tonnellate e quando lancia dalla Spagna alla Francia due poveri contadini che l’avevano offeso con la sola forza delle braccia. Ho riso per più di un quarto d’ora, leggendo quell’episodio.
E sull’autore? Che cosa mi dici?
Per quanto riguarda l’autore, va notato che:

1 – Ariosto era un razionalista incallito ed ante litteram;
2 – Ariosto era un ironico che aveva sempre la testa tra le nuvole: lo dimostra il fatto che incasina a tal punto le diverse sottotrame che alla fine il lettore non sa più se sta guardando la puntata 1242 di “Beautiful” o se si è sbagliato a prendere un libro al posto di un altro, per cui uno lascia la pagina in cui Orlando va in Inghilterra e, girandola, ritrova lo stesso personaggio, ma stavolta è alle Hawaii a prendere il sole con il suo fidato cavallo;
3 – Ariosto non amava le donne: molti critici lo definisco, per tale ragione, un misogino con le palle. Alcuni testimoniano che, pur dormendo nello stesso letto con sua moglie, faceva l’amore con ella solo 3 volte l’anno. Le voci più maliziose (o maligne) parlano addirittura di maltrattamenti ai danni dalla povera consorte. Altri ancora dicono che la tenesse legata con una corda al piede del tavolino della cucina e che la liberasse solo all’ora di pranzo o di cena, perché a lei sarebbe spettato il fare da mangiare;
4 – Ariosto, a differenza di Tasso, era un umorista: una volta disse: “Mi sento come un vaso di rosmarino sul balcone: di fuori”. Testimoni oculari fidati affermano che tale boutade fu da lui fatta appena terminato il quarantaseiesimo capitolo del suo poema”.


Queste, se non tali appunto, erano i pensieri di Federico Di Gianni, studente universitario iscritto a Lettere, mentre percorreva Via Paolo Uccello, la via che lo avrebbe condotto a casa il 16 Agosto del 1998, alle ore 20,45 circa, mentr'egli pensava, rimuginando: “Or, se mi mostra la mia carta il vero, non è lontano a discoprirsi il porto”…

jueves, septiembre 17, 2015

Dopo tanto

Dopo quasi più di due mesi torno a scrivere su questo "Diario di bordo" di uno (perennemente) "ai bordi" (delle cose, delle questioni scottanti, delle domande esistenziali e dei problemi universali che preoccupano milioni di esseri umani su questa Terra).

E mi figuro la faccia di quella lettrice (continuo ad avere due o tre lettrici, a quanto ne sappia, e son tutte molto fedeli a questo "blog") che, dopo aver letto la poesiola "Disintegrate parole" di tale Tony Umorali (un personaggio di romanzo? Una persona realmente esistita? Un intruso? Un invasato? Un altro-da-me che vuol fare il fico?), deve essersi domandata: e ora? Ha smesso di pubblicare le sue fregnaccelle su questo "blog"? È morto, per caso? Si è stufato di condividere con la blogsfera (come dicono quelli trendy) i parti della sua mente malaticcia?

Ebbene, la risposta è implicita: no, non sono morto; no, non sono stufo di condividere con la blogsfera; no, non ho smesso di pubblicare le mie cosucce da nulla...

Semplicemente, è che ho trascorso quella che potrei definire come "la migliore estate della mia vita" e che, quindi, quando uno è impegnato a viverla, la vita, non può, non è sano, mettersi a scriverne... Ed è un bene (che sia così): ed è così che funziona con me la scrittura: nasce soprattutto nel momento del bisogno, quando sto male o quando qualcosa mi preoccupa, o mi ossessiona, o mi turba, e allora sì, lei, l'amica scrittura, diventa un'ottimo alleato, uno strumento perfetto per chiarirmi le idee e schiarirmi l'orizzonte (privo di senso) che sto contemplando - turbato - in quel preciso momento (che poi ci siano persone che scrivono quando sono ultra contente o ultra felici, beh, che ve devo dì, so gusti e le vie della scrittura sono - davvero - infinite).

Ergo: ricominciamo questo "diario" dal 17 di Settembre (si preparano i corsi del prossimo semestre; si rifanno i conti con gli esami dell'appello straordinario; ci si rimette chini sulle tesi e le tesine di gente che ignora che esistano norme ortografiche e che, a volte, ignora che esista una cosa chiamata "grammatica"). Ma dicevo: andiamo avanti...

P.S.: in questo "diario" non ho mai dato molta importanza ai sogni; né agli incubi che - da gran lettore di Dylan Dog - mi disturbano di notte un giorno sì e l'altro pure... E però ho deciso che certi sogni (e incubi) li devo raccontare, proprio perché raccontadone (e raccontandoli) mi sembra di poterli esorcizzare... In particolare quello in cui appare una mia cara ex-alunna di liceo classico (una che, maggiorenne, aveva un debole per me, come suolsi dire) nell'atto di percorrere con me tutti i musei e i siti archeologici più famosi di Roma e in quello di salvarmi dalle grinfie di un regista che vuole letteralmente il mio scalpo... Se ne rinarrerà. Statene certi.

Letture pasquali Provo a leggere, in queste vacanze pasquali, tra una corsa in bicicletta in alta montagna e le mangiate assurde previste da...